I lavori per la costruzione di un acquedotto che rifornisse Lucca di acqua buona e sana, che fino ad allora si affidava per l’approvvigionamento idrico a dei pozzi di acqua malsana, iniziarono nel 1763, arrivando a definire, con uno studio redatto da Attilio Arnolfini, la zona per la presa di partenza dell’acquedotto, ovvero il monte di Guamo.
Dopo un inizio dei lavori nel 1812 sotto la signoria di Elisa Bonaparte Baciocchi, con i quali si arrivo solamente ad iniziare a imbrigliare ed allacciare le sorgenti, vi fu un’interruzione iniziata in coincidenza con la caduta dei Baciocchi che durò, con varie vicessitudini, fino al 1823 anno in cui Maria Luisa di Borbone duchessa di Lucca decide e ne affida i lavori di costruzione all’architetto Lorenzo Nottolini, il quale a sua volta sceglie come direttore ai lavori Giuseppe Valentini.
Il Nottolini apportò delle modifiche al progetto originario, una di queste fu di eliminare un’arcata finale terminante a ridosso del baluardo di S. Colombano con lo scopo di mantenerne intatte le mura.
Alla morte di Maria Luisa si ebbero nuovamente delle difficoltà nella prosecuzione dei lavori, dovute tra le varie motivazioni anche ad alcuni contrasti con gli organi di governo cittadino.
La funzionalità dell’opera si iniziò a constatare nel giugno del 1832 arrivando a far affluire acqua fino in piazza S. Martino, anche se per il suo completamento si dovette aspettare fino al 1851.
E’ una poderosa realizzazione architettonica che, con 460 pilastri e 459 arcate in muratura con pietre e laterizi, va come si è detto, dal monte di Guamo ai sobborghi lucchesi (s. Concordio) dove termina (la parte aerea) in una costruzione a torrione chiamato “tempietto” a foggia di elegante tempio dorico, e da qui arriva tramite condotte forzate ad fornire la città di acqua con alcune fontane in centro, alcune pubbliche altre private (in aree una volta di proprietà signorili), seguendo una linea retta di quasi 3,5 Km. raggiungendo in altezza anche di più di 10 metri, interrotto a metà strada solamente da una mancanza di alcune arcate dovuta alla costruzione nel dopoguerra dell’autostrada A11 Firenze-Mare.
Ha in se due condotte separate, una per l’acqua di maggiore qualità indirizzatavi dal tempietto di Guamo con funzione di raccolta e fin qua dalle polle di guamo tramite condotti sotterranei e bottini d’ispezione, l’altra di minore qualità presa da un sistema di raccolta, la serra vespaiata (in loc. Le parole d’oro), che prendeva acqua dal Rio S. Quirico e il Rio di valle.
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