Il Castello di Ripafratta venne costruito intorno al 1162-1164, come appare in un preventivo di spesa negli statuti Comunali, per una spesa di 1000 soldi per la costruzione di mura e di fossati. Situato a 68 m. sul crinale del colle Vergario, si presenta una fortificazione costituita da un ampio cassero a poligono irregolare, con tre torri: una isolata al centro e due aderenti alla cortina muraria. Una seconda c erchia muraria, a livello inferiore, recingeva l’abitato che, come risulta da alcune illustrazioni miniate, digradava verso Pisa. La tecnica muraria, a piccoli conci di calcare selcifero e massiccio sommariamente squadrati e spianati a mazzetta, è la stessa adottata nelle mura urbane negli anni 1155-1162.
La porta di accesso originale, rinvenuta recentemente in occasione di alcuni scavi archeologici, per la forma ogivale dell’arco è identica ad alcune delle mura di Pisa. Alla fine del Duecento, o più probabilmente agli inizi del Trecento, un’ altra fase di lavori portò al raddoppio speculare della cinta muraria esterna estendendola anche verso il versante lucchese per la probabile difesa di un insediamento in crescita. Le nuove mura furono rafforzate da una torre a valico della porta di accesso dal crinale del colle.
Per mettere in comunicazione il cassero con questa espansione dell’ insediamento castellano, fu aperta una nuova porta nel primo circuito murario, l’unica ancora funzionante rispetto a quella ogivale primitiva. Nel XIV° sec. venne consolidata la torre che guadava il Serchio a causa di cedimenti statici. L’avamposto pisano costituito dal castello di Ripafratta era rafforzato da tre torri che sorgevano sul monte Maggiore in posizione centrale (torre del Centino), verso Lucca (torre Niccolai), verso Pisa (torre Ripafratta).
A tutt’oggi, la Rocca, si erge ancora maestosa ed imponente, ricordandoci i tempi che furono, ma per quanto ancora, potremo solo osservarla!, forse ancora poco visto lo stato di abbandono in cui è lasciata, all’incuria del tempo, della vegetazione, e dell’uomo che impediscono a chi vorrebbe andare a visitarla tranquillamente (ci si arriva solo dopo una breve camminata nella “Jungla”, resa cosi dolce solo grazie a qualche volenteroso che si preoccupa di tenere aperti gli accessi) di farlo.
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Da alcuni anni ha preso nuovo vigore un’associazione di cittadini e volontari che avendo a cuore l’importante monumento caratterizzante il paese ne stanno curando la promozione, l’inserimento all’interno di iniziative d’accordo con il FAI, nonche la manutenzione del verde circostante.
maggiori info all’indirizzo www.salviamolarocca.it