Negli ultimi anni è stata estesa notevolmente, il suo areale parte con il lambire l’ANPIL del Castellare per poi estendersi sul versante sud del monte Faeta, con Mirteto e la sottostante vallata lungo il ruscello di foce Pennecchia fino a toccare l’abitato di Asciano, zona originaria della vera e propria Valle delle Fonti e dove sono, oltre alla foresteria dedicata le più importanti costruzioni e gli ambienti vegetazionali caratterizzanti l’area protetta, comprendendo poi il Monte Verruchino naturalmente fino al confine provinciale che corre sulla sua sommità, continuando sulla Cima Stipareccia per finire sul Campaccio comprendendo questi ultimi fino al confine comunale con Calci, a sormontare e circondare tutto Agnano.Mantiene un notevole interesse naturalistico (specie vegetali riparie ed endemiche), storico e sociale.
La ricca vegetazione è formata da specie arboree caducifoglie, tipiche di ambienti umidi, miste a piante sempreverdi come il leccio e l’alloro. Si notano altresi nuclei sparsi di pinete. La vegetazione presente è comunque ripariale, con esemplari di ontano, nocciolo, sambuco, carpino bianco, olmo e diverse specie rampicanti come l’edera e la vitalba. Nel sottobosco troviamo molte felci, sui tronchi e sulle roccie abbondano muschi e licheni, oltre a funghi nei periodi di crescita.
Numerosi sono anche gli animali, nel tipo dei macromammiferi troviamo il tasso, l’istrice, la volpe, il cinghiale; nei micromammiferi il topo quercino, l’arvicola di savi, il moscardino; negli uccelli il gheppio, il picchio muraiolo, la ghiandaia, la poiana; nei rettili e anfibi la lucertola muraiola, il colubro di riccioli, il rospo smeraldino, la rana agile, oltre ancora ad altri animali di interesse conservazionistico.
L’area, soprattutto la parte originaria sopra il paese di Asciano, comprende un bacino imbrifero caratterizzato da notevole escursione altimetrica, da quota 40 m. slm a 830 m. del monte Faeta.
Le numerose sorgenti derivano dalla circolazione interna ai detriti, con uno spessore massimo di circa 30 m., poggianti su strato impermeabile. Al contatto con questo affiorano le numerose sorgenti le cui acque risultano di elevata purezza e durezza molto bassa. Proprio per le caratteristiche di queste acque, gia in epoca medicea furono realizzate opere cospique e di grande interesse architettonico ed idraulico per l’approvvigionamento della città di Pisa. Geologicamente nell’area affiorano sedimenti appartenenti alle formazioni delle filliadi e quarziti listate di buti del paleozoico, al di sopra della quale si impostano le anageniti grossolane e gli scisti violetti, noti in bibliografia come “verrucano”, a cui segue la formazione delle quarziti del Monte Serra, qui rappresentate dagli scisti verdi e quarziti bianco rosa. Tali sedimenti danno origine ad una struttura tettonica costituita dall’anticlinale di monte Faeta, ben visibile dal fondo valle, dove il suo orizzonte di riferimento è rappresentato dalle anageniti grossolane (Verrucano).
Analisi Storica
L’area protetta presenta un notevole interesse sotto il profilo storico. Il monastero di S. Maria di Mirteto risalente all’anno 1000 e successivamente sviluppatosi in un insediamento più ampio, rimasto abitato fino agli anni 50, pur trovandosi attualmente in uno stato di forte degrado, rimane ancora oggi meta di un continuo escursionismo interessato.
L’antropizzazione del monte si sviluppò successivamente, e a partire dal 1600 sono rilevanti gli aspetti produttivi determinati dalla coltivazione del castagno da frutto che ha modellato i versanti della vallata con la costruzione dei caratteristici “muri a lunetta” e la creazione di terrapieni ancora oggi presenti. Con l’abbandono dell’area in epoca post bellica, al castagno si sostituisce una vegetazione di successione secondaria (latifoglie) che soffoca quasi completamente gli esemplari rimasti. Solo nel vallone culminale, il castagneto presenta ancora il carattere di monospecificità. Sempre intorno al 1600 cospicui interventi di sfruttamento della risorse idriche vennero realizzati all’interno del programma di approvvigionamento idrico della città di Pisa sotto la guida di Ferdinando I e Cosimo De’ Medici, le opere di regimazione del torrente risultano di notevole interesse dal punto di vista idraulico con le numerose serre e i bottinelli “di troppo pieno” con funzione di riduzione della pressione nella tubazione.
Numerosi lungo la valle sono i bottinelli di raccolta delle acque e le fonti di pubblico utilizzo.
Il “Cisternone” è infine l’elemento di maggiore rilievo architettonico, costituito in facciata da un timpano triangolare e lesene laterali. Questo aveva la funzione di stoccaggio delle acque da utilizzare in caso di intorbidamento per eventi meteorici di notevole intensità. Da qui, una galleria sotterranea adduceva l’acqua fino al bottino di San Rocco, in pianura, proseguendo su arcate a tutto sesto fino alle fonti pubbliche a Pisa.
Per chi volesse, esiste sul posto una struttura ricettiva facilmente raggiungibile, immersa nella natura del Monte Pisano, “la casa del cloratore”
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La struttura non è attualmente fruibile in attesa di lavori di ristrutturazione ed adeguamento.
Per maggiori informazioni potete chiedere direttamente l’Ufficio Ambiente del Comune di San Giuliano Terme: uff.ambiente@comune.sangiulianoterme.pisa.it
Oppure al Centro di Informazione e Documentazione del Sistema di Aree protette del Monte Pisano: cidamp@comune.sangiulianoterme.pisa.it – proloco@comune.sangiulianoterme.pisa.it
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